Con il patrocinio del Comune di Prato - Assessorato alla Cultura e la collaborazione del Museo del Tessuto
DAL 17 APRILE AL 23 MAGGIO 2010
Artisti invitati:
Erika Latini, Gaetano Fracassio, Silvia Manazza, Fernanda Morganti, Ketty Tagliatti, Ivano Vitali.
Curatela: Linda Giusti
"Rosa bomb-on" 2006 - Opera realizzata da Ivano Vitali con la carta del
quotidiano La Gazzetta dello Sport.
Ciascuno dei sei artisti, invitati in occasione dell'apertura della
nuova sede della galleria Eleonora D'Andrea a Prato, si identifica
attraverso un modus operandi piuttosto variegato, che si ispira
liberamente alla tecnica della tessitura a mano, ma gioca con essa, per
mezzo della sperimentazione e della ricerca di linguaggi alternativi. A legarli, il recupero della dimensione temporale, di un tempo fisico e metafisico insieme, lento e riflessivo, che si ritrova in ciascuno dei lavori presenti, non solo da un punto di vista esecutivo, ma anche comunicativo, favorendo un'attenzione alla lettura meditativa e focalizzante del contesto. Li lega ancor più la fragilità dei materiali usati: l'ago e il filo, la carta, la cera, la garza, la tela, il cartone, il legno, il tessuto; li lega il senso del gioco fiabesco, eppur disincantato dei soggetti proposti. Ma soprattutto il legame più autentico si manifesta in quel "filo" sottile che racconta l'universo femminile, naturale, intimistico che corre nella medesima direzione: quella di una narrazione diaristica, alcune volte esplicita, altre, invece, solo percepita: tra le pieghe di un materasso a righe sdrucito, nella cruna di un ago, in mezzo ai petali filati su trame di velluto, tra i merletti cerati di una calza da bambina, sulla punta di enormi ferri da maglia, tra i massicci intrecci di carta di giornale stropicciata, o tra i cartellini penzolanti dalle borsette intessute, appartenenti ad un viaggio ancora in cerca della sua meta finale, infine, nascosta tra le tele garzate che custodiscono astratti paesaggi dell'anima. A ciascuno il suo racconto. E ciascuno, a modo suo, narratore. Così voci sussurrate di vite marginali prendono corpo delicatamente dalle opere di Silvia Manazza: una serie di moderni ex-voto appesi alle pareti rievocano attese, speranze, sacrifici, scelte di anonime e fragili figure femminili, sottolineate dall'uso della cera fusa su morbide trame di tessuto e oggetti comuni, evocativi di un'infanzia perduta, rinnegata, sofferta o disperatamente bramata. Un'infanzia che è tutta concentrata nel tenerissimo materasso a righe "Fuori Serie" che simula la forma di una macchina giocattolo, abbandonata all'usura del tempo. Le rose trapuntate o ricamate ad ago su velluti di ampie dimensioni, ad opera di Ketty Tagliatti, ci accompagnano, invece, tra i sentieri di un giardino che è, in primo luogo, uno spaccato della vita privata dell'artista, territorio dell'intimità, della memoria, del raccoglimento, ma, in potenza, un giardino universalmente condivisibile. Anche le suggestive tele ricamate di Erika Latini potrebbero incastrarsi perfettamente tra le maglie di un diario affidato ai ricordi dell'adolescenza, quelli in cui il gioco infantile perde a poco a poco, il candore dell'innocenza e si traduce in malizia appena accennata, in racconti fiabeschi dal retrogusto amaro, seguendo il filo coloratissimo che scorre veloce e sicuro sui soggetti complementari alla composizione principale. I vestiti e le "tapestries", ricavati dai gomitoli pazientemente costruiti da Ivano Vitali mediante l'attorcigliamento di stralci di giornale e di riviste colorate, poi accuratamente intrecciati con speciali ferri lignei, narrano, sulla scia del gioco, una storia genuina fatta di attenzione e amore per la natura, di riabilitazione dell'oggetto di scarto come la carta, nobilitata a nuovo splendore, addirittura da indossare o da tessere a maglia. Una narrazione squisitamente poetica ricorre
invece nell'installazione a parete dello scultore Gaetano Fracassio
che, per l'occasione, ha rivisitato il tema tanto caro del viaggio
attraverso una scacchiera di borsette intelate, occhieggianti la moda
anni Settanta, culminante in un grande ago di legno, dalla cui cima
pende il grosso filo cordato avvolto sulla rocca. "I viaggi di
Penelope" è il titolo suggestivo che ancora una volta omaggia il
ricordo di una donna, qui rivelata, ma che in realtà potrebbe essere
l'alter ego di ciascuno di noi. E quel filo, che mai ha smesso di legare un'opera all'altra, sembra infine trovare il suo riposo nell'insolita installazione di Fernanda Morganti, che, per la prima volta, lavora "site specific", creando segrete tele mignon impunturate da sottilissimi fili che sembrano esplodere come lingue pennellate nell'informe tavolozza materica, custodite in cofanetti lignei che invitano lo spettatore a profanarne avidamente il contenuto. Qui la storia ormai compie il suo cammino, ogni trama è stata minutamente tessuta. Non resta, quindi, che il godimento di una buona lettura.
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"Ivano" 2003 - Opera di Ivano Vitali esposta alla Sala Contemporanea del Museo del tessuto di Prato