"Ma dove vai bellezza in bicicletta…"
Bici-cletta, bici-eclettica, la bicicletta non inquina né l'aria né il suono, è
economica, maneggevole, mantiene in forma chi la usa permettendogli di provare una
"strana" liberta' nei confronti di chi si ritrova a passare ore e ore della sua
vita nell'abitacolo angusto e sigillato di un'automobile.
In bicicletta ti muovi con le tue gambe: il controllo del fisico umano sull'oggetto
meccanico che ne amplia le possibilità è diretto, conseguente, senza interruzioni.
Proprio per questo l'oggetto bici si carica facilmente d'un vissuto emotivo e poetico. La
bicicletta ha già conquistato, come dimostra la strofa della vecchia canzone che ho usato
come inizio, un posto nell'immaginario popolare("hai voluto la bicicletta?! Adesso
adoperala!).
Inoltre il profondo contenuto ecologico della bicicletta acquista importanza in un'
epoca in cui l'uomo vive sempre più in stretta simbiosi con macchine che non
controlla, che lo anestetizzano e appiattiscono il rapporto con l'ambiente in cui vive
fino ad arrivare al paradosso tipicamente umano, di considerare necessari consumi e
macchinari che letteralmente distruggono l'ecosistema.
Per inciso mi sono sempre chiesta perché certa gente si ostina a girare in automobile per
le viuzze strette dei centri medievali italiani dove si passava solo a piedi a cavallo
o… in bicicletta.
La bicicletta, quindi, nella sua essenza di "ciclo a pedale" contrasta certe
scelte dissennate, e si carica dell'immaginario di chi si augura un mondo dove le macchine
siano a misura d'uomo e non viceversa.
Bicicletta a misura d'uomo, bicicletta a misura d'artista nella riflessione di Cicli
d'arte sui contenuti profondi, affettivi, sensuali di un oggetto quotidiano.
Ed ecco il ready-made si trasfigura da gesto dissacrante a oggetto che sceglie lo spazio
protetto della galleria per aprirsi verso l'utopia degli immaginari possibili.
Isra Tansini