La partecipazione all'invito del Laboratorio Art Nest di Firenze sul tema "Cicli
d'Arte", mi ha dato lo spunto per elaborare su "La doppia situazione
dell'ultimo". Di solito, per l'ultimo, si riserva pietà o si riversano
fischi, sfottò anche pesanti. E' sempre, comunque, per il meno dotato o preparato un
doppio calvario: il primo, fisico, per la fatica che si moltiplica ma con minore
resa per mancanza di "mezzi"; il secondo, morale, per la derisione e la pietà
che la gente nella stragrande maggioranza, con un incoraggiamento che suona falso,
sottindente l'immediato -ritirati!. Negli anni più vicini al secondo dopoguerra
e vale a dire nel 1950 e d'intorni, quando il Giro d'Italia era, a quei tempi, la massima
espressione agonistico-sportiva non solo di importanza nazionale, venne istituita la maglia
nera la quale spettava al corridore occupante l'ultimo posto nella classifica
generale. L'istituzione della maglia nera si rivelò ben presto quasi un contraltare di
quella rosa (che ancora oggi spetta al primo in classifica). Per la conquista e la
conservazione di quel primato al rovescio si accesero, tra i corridori più sfortunati o
preposti a un ruolo secondario, lotte accanite e furbesche: ci furono corridori che
arrivarono a nascondersi dietro angoli di case o dietro frane -allora numerose lungo le
strade- pur di perdere tempo e così giungere ultimi al traguardo ma entro i limiti del
tempo massimo, anche perché gli organizzatori oltre alla maglia nera, appunto, che
contraddistingueva questa speciale classifica, misero a disposizione dell'atleta occupante
l'ultimo posto in classifica un bel gruzzolo di denaro che in quei tempi difficili del
dopoguerra faceva più che comodo. La maglia nera si rivelò ben presto anche un veicolo
pubblicitario che dava notorietà: il corridore che l'indossava veniva subito riconosciuto
in mezzo al gruppo (cosa non può una istituzione ufficiale: capovolgere il negativo in
positivo) suscitando dosi di simpatia per quel calimero.
In quegli anni nei quali l'Italia, pedalando, recuperava il terreno perso con la
guerra, c'era un ciclista che primeggiò nel giungere ultimo in classifica generale al
Giro Ciclistico d'Italia e il cui cognome corrisponde a quello di Malabrocca ( mi
rammarico di non ricordarne il nome), del quale a suo tempo possedevo la bella
"figurina" da incollare nell'album dei ciclisti dell'epoca. Spesso, ancora oggi,
nei commentari televisivi questo nome: Malabrocca viene citato; mica ci si ricorda del
ventesimo o del trentesimo o del cinquantesimo o del novantasettesimo, no! è l'ultimo per
antonomasia, ormai, la maglia nera Malabrocca, che viene ricordato, e così il
"meschino" si ritrova ad essere più noto di certi vincitori di giornata ed allo
stesso tempo si distacca dall'essere un perdente qualsiasi.
Però, adesso, voglio inoltrarmi ad elaborare verso un significato più profondo e che va
oltre la cronaca: l'ultimo giunge sempre quando tutto è stato detto, fatto e compiuto per
la lotta per il primato; eppure tutto non si conclude fino a che l'ultimo, se ancora in
tempo massimo e cioè dentro la Storia, non è arrivato. Quando l'ultimo arriva i primi
hanno già ricevuto onori e premi; egli può vedere tutto ciò che è avvenuto di
riflesso, ma quando sarà il solo rimasto di un mondo ormai morto allora l'ultimo
incomincia ad assumere importanza: viene intervistato dagli storici, gli si chiede di
rievocare motivazioni, situazioni e speranze che caratterizzarono quel dato movimento e
notizie per un approfondimento sui protagonisti, tutti i fervori che mossero quel dato
momento storico; presenzia, dietro invito ufficiale, a convegni e tavole rotonde specifici
sul tema e sull'epoca; viene ricevuto con tutti gli onori e, grazie alla sua testimonianza
di ultimo, si cerca di ricomporre, con i tasselli mancanti e da lui forniti, la
Storia. Egli, l'ultimo, è ora il primo a ritroso.
Nel corso della Storia però succede che i primi, per quanto grandi, nella maggior parte
dei casi non sapranno se le loro previsioni, le loro intuizioni si siano avverate nel
futuro e, se sì, nei medesimi uguali modi progettati da loro stessi. E così succede, è
inevitabile, che saranno proprio gli ultimi nati a disporre di quelle previsioni e di
quelle speranze che i primi nati, ormai morti, hanno pensato per loro, ma che gli ultimi
però spesso cambiano in meglio, in peggio, esaltandole o travisandole. E coloro che
furono i primi non potranno intervenire, ormai sorpassati dagli eventi. Ma gli ultimi nati
a loro volta elaborano essi stessi secondo nuove esigenze e nuove istanze dettate dai loro
stessi tempi, ed è così che gli ultimi nati si ritrovano ad essere a loro volta primi
nella sfera della Storia.
Ma succede anche, che pur essendo contemporaneo alla Storia, egli l'ultimo, vive quella da
isolato, fuori campo: nessuno si accorge della sua presenza e, quando sì, da fastidio -
con il suo essere fuori crea disturbo-, delle sue difficoltà, della sua
sofferenza, anzi nemmeno si accorgono che egli è. Quando egli l'ultimo passa le strade
sono ormai deserte, i clamori fatti silenzio.., perché ormai fuori tempo massimo (il
"fuori tempo massimo non prevede alcun rientro nell'istituzionalità della classifica
generale cioè nella Storia); egli giunge ma il traguardo è già stato smontano e tolto
lo striscione con su la scritta BENARRIVATO: nessun profumo di fiori è odorabile, nessuna
"bicicletta" è visibile: desolazione.. .eppure egli vive, egli è li
fisicamente e mentalmente, egli, l'ultimo, o l'ultima, è solo, sola.. .e primo/a al
comando, ma di nessun gruppo, ironia e gravità della situazione che in un lampo si fa
tremendamente eterna, angosciante. Egli o ella, ella o egli nulla sa di ciò ch'era prima;
il suo essere è tagliato/a fuori da quella velocità che non ammette ritardi, tagliato/a
fuori 'dalla Storia attraverso il Regolamento da quegli atti dagli stessi primi
prodotti, vede testimonianze presentanti caratteri indecifrabili per lui e dai quali nulla
può trarre. I primi, tutti compresi nel progettare la loro Storia attraverso il
Regolamento del tempo massimo , Storia nella quale i primi si
rispecchiano per un anelito di eternità attraverso gli ultimi ufficializzati,
non hanno tenuto in considerazioni di quella parte di casualità sempre presente nello
svolgersi degli accadimenti delle Cose Più Grandi che contemplano nascostamente parti
protagoniste fuori dalla visione storica umana, e che possono spezzare se non
annientare, con eventi imprevedibili e attraverso meccanismi invisibili la concatenazione
della Storia stessa. Così i primi, tutti compresi nelle Modalità del Regolamento, non si
sono preoccupati dell'ultimo fuori tempo massimo, e l'ultimo/a abbandonata/o a sé stesso
non è in grado di riallacciare l'anello interrotto.
I primi, tutti compresi nella sicura muraglia del Regolamento del Tempo Massimo, non
ammettono situazioni d'essere al di fuori del loro Modo Istituzionalizzato,
considerando essi la Storia al pari di una competizione sportiva. Ma la loro Storia, come
per mancanza di "ossigeno", è morta. Hanno vissuto ed operato invano se non per
ricevere fiori in un momento del tempo tutto votato all'istituzionalità e alla Menzogna .
Essa, la Storia, vive di una vita propria al di fuori di ogni logica e il suo svolgersi va
per vie imponderabili e a volte indecifrabili anche a distanza di secoli e di millenni.
Così "l'ultimo fuori dagli ultimi" è divenuto cosa estranea non solo ai suoi
stessi primi ma anche ai suoi stessi ultimi e questi a egli. E con le probabilità di quel
Mistero di cui sono capaci Vita e Morte, l'ultimo neanche degli ultimi , rimasto
solo/a, nell'impossibilità di stare in, ammesso che non ceda allo sconforto e quindi non
si suicidi, si ritroverà con queste possibilità: se i primi e gli ultimi
istituzionalizzati ancora tutti in vita: egli si crea e vive una storia tutta sua, al di
fuori di quella ufficiale ma parallela e a volte intrecciantesi, o cercherà di
organizzarsi a sua volta e di dar luogo a una associazione di ultimi non
istituzionalizzati insieme ai quali contrastare ed eventualmente sostituirsi ai primi
istituzionali, per istituzionalizzarsi a sua volta, o se fuori tempo massimo dovrà
apprendere da sé stesso, producendo al di fuori dei modi sistematici e senza ricorso a
meccanismi artificiali, egli genererà dalle sue stesse cellule, e liberato dal suo
divenire da "terze persone" darà inizio ad una Epoca nuova.
Dino Sileoni, amodale,
maggio 2003