DINO SILEONI

foto di Ivano Vitali
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La doppia situazione dell'ultimo

(quando l'ultimo giunse i fiori erano stati tutti bruciati e le biciclette erano morte)

adue.JPG (24725 byte)La partecipazione all'invito del Laboratorio Art Nest di Firenze sul tema "Cicli d'Arte", mi ha dato lo spunto per elaborare su "La doppia situazione dell'ultimo". Di solito, per l'ultimo, si riserva pietà o si riversano fischi, sfottò anche pesanti. E' sempre, comunque, per il meno dotato o preparato un doppio calvario: il primo, fisico, per la fatica che si moltiplica ma con minore resa per mancanza di "mezzi"; il secondo, morale, per la derisione e la pietà che la gente nella stragrande maggioranza, con un incoraggiamento che suona falso, sottindente l'immediato -ritirati!. Negli anni più vicini al secondo dopoguerra e vale a dire nel 1950 e d'intorni, quando il Giro d'Italia era, a quei tempi, la massima espressione agonistico-sportiva non solo di importanza nazionale, venne istituita la maglia nera la quale spettava al corridore occupante l'ultimo posto nella classifica generale. L'istituzione della maglia nera si rivelò ben presto quasi un contraltare di quella rosa (che ancora oggi spetta al primo in classifica). Per la conquista e la conservazione di quel primato al rovescio si accesero, tra i corridori più sfortunati o preposti a un ruolo secondario, lotte accanite e furbesche: ci furono corridori che arrivarono a nascondersi dietro angoli di case o dietro frane -allora numerose lungo le strade- pur di perdere tempo e così giungere ultimi al traguardo ma entro i limiti del tempo massimo, anche perché gli organizzatori oltre alla maglia nera, appunto, che contraddistingueva questa speciale classifica, misero a disposizione dell'atleta occupante l'ultimo posto in classifica un bel gruzzolo di denaro che in quei tempi difficili del dopoguerra faceva più che comodo. La maglia nera si rivelò ben presto anche un veicolo pubblicitario che dava notorietà: il corridore che l'indossava veniva subito riconosciuto in mezzo al gruppo (cosa non può una istituzione ufficiale: capovolgere il negativo in positivo) suscitando dosi di simpatia per quel calimero.

In quegli anni nei quali l'Italia, pedalando, recuperava il terreno perso con la guerra, c'era un ciclista che primeggiò nel giungere ultimo in classifica generale al Giro Ciclistico d'Italia e il cui cognome corrisponde a quello di Malabrocca ( mi rammarico di non ricordarne il nome), del quale a suo tempo possedevo la bella "figurina" da incollare nell'album dei ciclisti dell'epoca. Spesso, ancora oggi, nei commentari televisivi questo nome: Malabrocca viene citato; mica ci si ricorda del ventesimo o del trentesimo o del cinquantesimo o del novantasettesimo, no! è l'ultimo per antonomasia, ormai, la maglia nera Malabrocca, che viene ricordato, e così il "meschino" si ritrova ad essere più noto di certi vincitori di giornata ed allo stesso tempo si distacca dall'essere un perdente qualsiasi.
Però, adesso, voglio inoltrarmi ad elaborare verso un significato più profondo e che va oltre la cronaca: l'ultimo giunge sempre quando tutto è stato detto, fatto e compiuto per la lotta per il primato; eppure tutto non si conclude fino a che l'ultimo, se ancora in tempo massimo e cioè dentro la Storia, non è arrivato. Quando l'ultimo arriva i primi hanno già ricevuto onori e premi; egli può vedere tutto ciò che è avvenuto di riflesso, ma quando sarà il solo rimasto di un mondo ormai morto allora l'ultimo incomincia ad assumere importanza: viene intervistato dagli storici, gli si chiede di rievocare motivazioni, situazioni e speranze che caratterizzarono quel dato movimento e notizie per un approfondimento sui protagonisti, tutti i fervori che mossero quel dato momento storico; presenzia, dietro invito ufficiale, a convegni e tavole rotonde specifici sul tema e sull'epoca; viene ricevuto con tutti gli onori e, grazie alla sua testimonianza di ultimo, si cerca di ricomporre, con i tasselli mancanti e da lui forniti, la Storia. Egli, l'ultimo, è ora il primo a ritroso.
Nel corso della Storia però succede che i primi, per quanto grandi, nella maggior parte dei casi non sapranno se le loro previsioni, le loro intuizioni si siano avverate nel futuro e, se sì, nei medesimi uguali modi progettati da loro stessi. E così succede, è inevitabile, che saranno proprio gli ultimi nati a disporre di quelle previsioni e di quelle speranze che i primi nati, ormai morti, hanno pensato per loro, ma che gli ultimi però spesso cambiano in meglio, in peggio, esaltandole o travisandole. E coloro che furono i primi non potranno intervenire, ormai sorpassati dagli eventi. Ma gli ultimi nati a loro volta elaborano essi stessi secondo nuove esigenze e nuove istanze dettate dai loro stessi tempi, ed è così che gli ultimi nati si ritrovano ad essere a loro volta primi nella sfera della Storia.
Ma succede anche, che pur essendo contemporaneo alla Storia, egli l'ultimo, vive quella da isolato, fuori campo: nessuno si accorge della sua presenza e, quando sì, da fastidio - con il suo essere fuori crea disturbo-, delle sue difficoltà, della sua sofferenza, anzi nemmeno si accorgono che egli è. Quando egli l'ultimo passa le strade sono ormai deserte, i clamori fatti silenzio.., perché ormai fuori tempo massimo (il "fuori tempo massimo non prevede alcun rientro nell'istituzionalità della classifica generale cioè nella Storia); egli giunge ma il traguardo è già stato smontano e tolto lo striscione con su la scritta BENARRIVATO: nessun profumo di fiori è odorabile, nessuna "bicicletta" è visibile: desolazione.. .eppure egli vive, egli è li fisicamente e mentalmente, egli, l'ultimo, o l'ultima, è solo, sola.. .e primo/a al comando, ma di nessun gruppo, ironia e gravità della situazione che in un lampo si fa tremendamente eterna, angosciante. Egli o ella, ella o egli nulla sa di ciò ch'era prima; il suo essere è tagliato/a fuori da quella velocità che non ammette ritardi, tagliato/a fuori 'dalla Storia attraverso il Regolamento da quegli atti dagli stessi primi prodotti, vede testimonianze presentanti caratteri indecifrabili per lui e dai quali nulla può trarre. I primi, tutti compresi nel progettare la loro Storia attraverso il Regolamento del tempo massimo , Storia nella quale i primi si rispecchiano per un anelito di eternità attraverso gli ultimi ufficializzati, non hanno tenuto in considerazioni di quella parte di casualità sempre presente nello svolgersi degli accadimenti delle Cose Più Grandi che contemplano nascostamente parti protagoniste fuori dalla visione storica umana, e che possono spezzare se non annientare, con eventi imprevedibili e attraverso meccanismi invisibili la concatenazione della Storia stessa. Così i primi, tutti compresi nelle Modalità del Regolamento, non si sono preoccupati dell'ultimo fuori tempo massimo, e l'ultimo/a abbandonata/o a sé stesso non è in grado di riallacciare l'anello interrotto.
I primi, tutti compresi nella sicura muraglia del Regolamento del Tempo Massimo, non ammettono situazioni d'essere al di fuori del loro Modo Istituzionalizzato, considerando essi la Storia al pari di una competizione sportiva. Ma la loro Storia, come per mancanza di "ossigeno", è morta. Hanno vissuto ed operato invano se non per ricevere fiori in un momento del tempo tutto votato all'istituzionalità e alla Menzogna . Essa, la Storia, vive di una vita propria al di fuori di ogni logica e il suo svolgersi va per vie imponderabili e a volte indecifrabili anche a distanza di secoli e di millenni. Così "l'ultimo fuori dagli ultimi" è divenuto cosa estranea non solo ai suoi stessi primi ma anche ai suoi stessi ultimi e questi a egli. E con le probabilità di quel Mistero di cui sono capaci Vita e Morte, l'ultimo neanche degli ultimi , rimasto solo/a, nell'impossibilità di stare in, ammesso che non ceda allo sconforto e quindi non si suicidi, si ritroverà con queste possibilità: se i primi e gli ultimi istituzionalizzati ancora tutti in vita: egli si crea e vive una storia tutta sua, al di fuori di quella ufficiale ma parallela e a volte intrecciantesi, o cercherà di organizzarsi a sua volta e di dar luogo a una associazione di ultimi non istituzionalizzati insieme ai quali contrastare ed eventualmente sostituirsi ai primi istituzionali, per istituzionalizzarsi a sua volta, o se fuori tempo massimo dovrà apprendere da sé stesso, producendo al di fuori dei modi sistematici e senza ricorso a meccanismi artificiali, egli genererà dalle sue stesse cellule, e liberato dal suo divenire da "terze persone" darà inizio ad una Epoca nuova.

Dino Sileoni, amodale,
maggio 2003


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